In questo brano del grande poeta Whitmann viene descritta una coppia che si ritrova, dopo essersi lasciati e si rendono conto di essersi amati e di non averlo compreso a suo tempo. La sequenza della conversazione è di una significatività incredibile nel descrivere le sensazioni che entrambi rievocano e continuano a provare. Da leggere attentamente
Ti sei fatta crescere i capelli.
– Così pare.
– Ce li avevi corti quando stavi con me.
– Lo so.
– Stai bene,
comunque.
– Grazie.
– Sei proprio bella.
– Non dovresti dirmelo.
Sono la tua ex.
– Posso dirtelo.
Ti ho amato.
Sul suo viso comparve una smorfia: –
Mi hai amato solo perché sono bella?
– No, affatto.
Ti ho amato perché…
in realtà non lo so perché.
– Come sarebbe a dire che non sai perché?
– Che tu eri…
non lo so.
Ci fu un attimo di silenzio, poi lei finalmente sorrise: –
Io ti amavo.
Tu non l’hai mai capito ma io ti amavo.
– Tu non me l’hai mai detto.
– Hai ragione.
Ti ho detto molte altre cose ma non quella.
– Mi hai detto che ero un coglione,
che ti trattavo male,
che ero immaturo…
Sbuffò:-
Dio mio,
lo sai che non lo pensavo davvero.
– E che pensavi davvero?
– Che eri fantastico.
Avevi quel modo tutto tuo
di vedere le cose
e io amavo quel tuo modo
di vedere le cose.
Eri adorabile
quando mi sorridevi dall’altra parte della strada
e quando mi accarezzavi la guancia appena mi vedevi giù di morale.
Eri dolcissimo quando mi permettevi di stare tra le tue braccia
e sai io odiavo sentirmi piccola
ma quando mi stringevi mi sentivo minuscola e stavo comunque benissimo nei tuoi abbracci
ed eri straordinario
quando stavi ad ascoltare le mie paturnie sconnesse come stai facendo ora…
Si fermò per un istante
con le lacrime agli occhi,
poi lo guardò
e la voce le tremava mentre pronunciava quelle parole: –
E come ora mi sorridevi.
Solo che poi mi baciavi
e mi dicevi che andava tutto bene.
Fu un attimo.
Un attimo in cui lui la baciò.
E le disse:
Va tutto bene.
Lei fece un respiro profondo.
– Non avresti dovuto farlo. Sono la tua ex.
– Sai perché ti ho amato?
– No.
– Perché era impossibile non farlo.
Eri qualcosa
che non riuscivo a capire
e quando ci provavo
mi perdevo.
E quando mi perdevo
trovavo i tuoi occhi
e loro mi guardavano sempre con un amore sconfinato, non importava
quanto io fossi stronzo
o quanto ti facessi incazzare o piangere,
i tuoi occhi
continuavano sempre ad amarmi.
Io ti amavo perché eri forte, piccola.
Tu pensavi sempre
che fossi io
a proteggere te
e invece eri tu a proteggere me.
Io non ti ho mai protetto.
E tu non hai idea…
non hai idea
di quante volte mi sono odiato.
Mi sono odiato
tutte le volte in cui non ti difendevo e non ti dicevo di amarti.
Tu non mi dicevi di amarmi ma io sapevo che mi amavi. Io non ti dicevo di amarti ma ti amavo.
Tu lo sapevi?
Il sorriso della donna era triste:
No.
– Ma ti amavo.
Davvero.
– Se l’avessi saputo
non mi sarei arresa con te.
– Quindi adesso saremmo ancora insieme?
– Io sono ancora con te.
– Ma stai con lui.
– E tu stai con lei.
– Ma sono con te.
Lei sospirò:
Non fa niente.
Siamo andati oltre il nostro amore.
– Non lo so.
Siamo ancora qui.
– Non siamo più quelli che eravamo.
– Hai ragione.
Hai i capelli più lunghi.
Finalmente lei rise.
E lui non riuscì a non dirglielo:
Il tuo sorriso è sempre lo stesso,
però.
Il suo sguardo si fece serio
in quello di lui:
Anche la tua capacità di farmi sorridere è sempre la stessa.
– Vuoi sapere la verità?
– Sì.
– Anche il mio amore per te è rimasto lo stesso.
– Vuoi sapere la verità?
– Sì.
– Li vedi i miei occhi?
Si guardarono.
– Li vedo.
– Non lo capisci?
– Che cosa?
– Hai detto che ti guardavano con un amore sconfinato.
– Sì.
– Neanche loro sono cambiati.
Ti stanno guardando ancora così.
W.Whitman
Psicologo, Psicoterapeuta
Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)
per contatti e consulenze private (anche telefoniche e/o via Skype)tel.320-8573502 o email:cavaliere@iltuopsicologo.it