“Tenerlo sulle Spine” non ha senso in Amore ?

Io lo so, lo so che sbaglio.
Sbaglio nel dirti che mi manchi, che ho voglia di fare l’amore con te, che ho voglia di dormire accanto a te, di baciarti tutta la notte.
Sbaglio quando vorrei non chiamarti ma poi alzo la cornetta e lascio squillare. Sbaglio quando non voglio cercarti con un messaggio e poi lo scrivo e magari ci metto anche che ti penso.
Ma non mi riesce di stare zitta.
Mi sforzo, cambio discorso e a volte dico anche cose insensate, ma finisce sempre allo stesso modo: devo dartelo il mio amore, e l’unico modo che conosco sono queste parole.
Il ‘devi tenerlo sulle spine’ per me non ha senso.
Credo che siano proprio le parole che ti sforzi di non dire quelle che vengono fuori prima di tante altre, sei costretta a sputarle, a cacciarle via, a liberartene. Quindi se c’è una cosa che so dire davvero bene è che ti amo, e lo so che sembra banale e uguale tanti altri milioni di ti amo, per questo poi lo farcisco di sicurezze e di gesti, per questo poi te lo ripeto all’infinito, per questo adesso sembro una logorroica romantica del cavolo, per questo non riesco a smettere di scrivere. Sarei capace di usare tutte le parole del mondo pur di rendere bene il concetto che anche se sbaglio, sbaglio bene.

E. Calandrini

Nel sopracitato brano l’autrice sposa la tesi che il “trattenersi in amore” non è possibile, che prima o poi le parole legate ai sentimenti profondi che si provono vengono fuori. Quindi la strategia del “tenere sulle spine” è perdente nel medio e lungo periodo.

Professionalmente sono del parere che dipende dalle situazioni e dalla relazioni, In situazioni e relazioni normali si può essere se stessi fino in fondo nell’esprimere i propri sentimenti attraverso emozioni e parole.

In relazioni malsane o in cui c’è mancanza di reciprocità l’ostinarsi ad esprimere emozioni e parole è inutile ed anche dannoso perchè potrebbe denotare un atteggiamento ossessivo e una mancata volontà di prendere atto del reale stato della relazione.

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private (anche telefoniche e/o via Skype)tel.320-8573502 o email:cavaliere@iltuopsicologo.it

Gli “Amori di Plastica”

Carmen Consoli nella canzone “Amori di Plastica” descrive quegli amori dove non esiste, rispetto, reciprocità, attenzione verso la persona amata. Allo stesso tempo il testo della canzone suggerisce la possibile terapia quando afferma ” Ma io non posso accontentarmi Se tutto quello che sai darmi È un amore di plastica “ Anche se nella realtà , talvolta, si ha difficoltà a buttare via un amore di plastica. Invece è necessario andare alla ricerca di amori composti da “materiali” più pregiati.

Non sei per nulla obbligato a comprendermi
Quasi non sento il bisogno d’insistere
E tu che mi offrivi un amore di plastica
Ti sei mai chiesto se onesto era illudermi Ricorda tu sei quello che non c’è
Quando io piango
E tu sei quello che non sa
Quando è il mio compleanno
Quando vago nel buio Ma come posso dare l’anima e riuscire a credere
Che tutto sia più o meno facile
Quando è impossibile
Volevo essere più forte di ogni tua perplessità
Ma io non posso accontentarmi
Se tutto quello che sai darmi
È un amore di plastica E tu sei quel fuoco che stenta ad accendersi
Non hai più scuse eppure sai confondermi Ricorda tu sei quello che non c’è
Quando io piango
E tu sei quello che non sa
Quando è il mio compleanno
Quando vago nel buioMa come posso dare l’anima e riuscire a credere
Che tutto sia più o meno facile quando è impossibile
Volevo essere più forte di ogni tua perplessità
Ma io non posso accontentarmi
Se tutto quello che sai darmi
È un amore di plastica Volevo essere più forte di ogni tua perplessità
Ma io non posso accontentarmi
Se tutto quello che sai darmi
È un amore di plastica Ma io non posso accontentarmi
Se tutto quello che sai darmi
È un amore di plastica

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private (anche telefoniche e/o via Skype)tel.320-8573502 o email:cavaliere@iltuopsicologo.it

I colori dell’amore e della sessualità

I colori dell’amore e della sessualità secondo la teoria di Lüscher

I colori corrispondono a frequenze ondulatorie che possono essere misurate esattamente. Pertanto la precisione sensoriale visiva di un colore è misurabile con precisione

Per l’utilizzo dei colori sono necessarie due definizioni altamente diverse.

Il significato oggettivo della percezione cromatica (sensazione percettiva)

L’approccio soggettivo dell’individuo verso il colore (emozione).

Il test dei colori di Max Lüscher è uno strumento paragonabile a un termometro.

La predilezione di un soggetto verso un colore o il suo rifiuto indicano lo stato personale del soggetto stesso, come la febbre registrata dal termometro

Da diversi anni da parte di Max Lüscher e dell’istituto Lüscher sono state condotte numerose ricerche sui quattro colori specifici che consentono di misurare l’esperienza amorosa.

In particolare il rosso- arancio rappresenta l’eccitabilità sessuale

Il rosa salmone indica le fantasie cariche di aspettative

Il viola magenta si riferisce alla risonanza e immedesimazione

Il Blu- viola scuro esprime l’attaccamento e la devozione

Queste ricerche sono state svolte effettuando queste domande:

Che cosa senti quando pensi a una relazione sentimentale a sfondo erotico?

Quale di questi colori corrisponde aa questa sensazione meglio di tutti

Quale di questi colori corrisponde a questa sensazione abbastanza bene?

Quale di questi colori corrisponde a questa sensazione meno di tutti?

Chi crede che una relazione sentimentale susciti in tutte le persone sensazioni identiche o simili rimarrà sbalordito.

Per una persona ed esempio, solo il colore infuocato del rosso- arancio corrisponde alla sensazione che gli suscita una relazione amorosa.

Osservando ad esempio il blu-viola scuro la stessa persona può pensare che non definisce una relazione amorosa di tipo erotico.

La scelta dei colori rimarrà identica fino a quando l’immagine della relazione sentimentale a sfondo erotico non cambia.

Con i 4 colori che definiscono l’esperienza amorosa e i loro significati è possibile descrivere 24 tipogrammi diversi.

Le scelte cromatiche e il tipogramma erotico però non comprendono solamente le sensazioni sessuali, ma anche le emozioni.

Il tipogramma non descrive che cosa fa il soggetto, quali sono le sue abitudini sessuali, ma ciò che prova e che sente nel vivere l’esperienza sessuale.

Il linguaggio dei colori è il linguaggio delle sensazioni e dei sentimenti. Come nella musica ogni semitono ha un effetto diverso chiaramente percebile, allo stesso modo ogni tonalità di colore produce una sensazione diversa esattamente definibile. Come la musica anche il linguaggio dei colori consente una rappresentazione di sensazioni e sentimenti ricca e precisa.

Chi comprende ciò che significa l’esperienza emozionale e come sia determinante un certo comportamento consolidato a livello psicosomatico sa bene che il linguaggio delle parole è snaturante inadeguato. La psicoterapia che lavora utilizzando l’immagine mentale può ottenere grossi risultati.

Per effettuare il test bisogna disporre le quattro categorie cromatiche su uno sfondo chiaro ed effettuare che domande che ho elencato in precedenza.

Grazie della lettura.

Dott.ssa Maria Letizia Rotolo, psicologa-psicoterapeuta

Via B. Cellini 18, 40138 Bologna

Via San Giuliano 13, 40125 Bologna

Centro Medico Santagostino Bologna

 Tel.: 3286852606

Skype: maria.letizia.rotolo

www.marialetiziarotolo.it

Il rapporto uomo donna nella trilogia dell’incomunicabilità di Antonioni

L’evoluzione del rapporto umano e la precarietà dei sentimenti descritta da uno dei più grandi registi italiani

Tra il 1960 e il 1962 il maestro Michelangelo Antonioni dirige quella verrà poi definita la trilogia dell’incomunicabilità composta da “L’Avventura”, “La notte” e “L’Eclisse”. A quasi sessant’anni di distanza possiamo però ancora rintracciare tanti elementi di modernità in queste opere, tra le prime ad affrontare tematiche come l’alienazione e il disagio esistenziale e la critica verso il mondo borghese del post boom economico.

Il cinema riflessivo e esistenzialista del regista mette al centro di queste opere tre storie d’amore che descrivono la difficile comunicazione tra uomo e donna e l’eclissarsi dei loro sentimenti. Tutte e tre le vicende vedono come protagoniste delle relazioni non equilibrate, in crisi, dove è generalmente il partner femminile nella posizione più scomoda e sofferente ma anche di maggiore sensibilità e spessore umano. La figura maschile è invece rappresentata in un’accezione più mediocre, arida, a volte anche cinica, ma soprattutto con lo sguardo rivolto al proprio sé, incapace dunque di provare un reale affetto verso la propria compagna. Non a caso il regista dichiara: “Do sempre molta importanza ai personaggi femminili, poiché credo di conoscere meglio le donne degli uomini. Penso che attraverso la psicologia delle donne si possa filtrare la realtà, Esse sono più istintive, più sincere.”

Ne “L’Avventura”, Anna giovane donna in crisi con il fidanzato Sandro scompare durante una gita alle isole Eolie. Durante la sua ricerca e nei giorni seguenti, Claudia, amica di Anna, e Sandro scoprono di provare un’attrazione reciproca. Nonostante le iniziali ritrosie di Claudia, che vive con il costante senso di colpa nei riguardi dell’amica, alla fine i due passano dall’avventura ad una vera e propria relazione. Ma, la notte stessa della loro prima uscita ufficiale come coppia, Sandro si concede una “distrazione”. Claudia però, nonostante il suo cuore spezzato, perdona l’uomo.

Come le altre figure femminili della trilogia, Claudia si interroga sul proprio sentimento e finisce per venirne travolta, cercando costantemente conferme nell’amato Sandro. Quest’ultimo con la stessa velocità con la quale dimentica la sua iniziale storia con Anna, passa dal dichiarare amore a Claudia al divertirsi con la conquista della serata. Tutto ciò sottolinea l’evolversi verso una precarietà e caducità dei sentimenti che fanno posto a parole e promosse ormai vuote. Come riflette Claudia sul treno, tutto cambia e viene dimenticato in fretta, nulla resta.

Anche ne “La Notte” ritroviamo una coppia formata da Giovanni, scrittore di successo, e la moglie Lidia. La vicenda si svolge tutta all’interno di una giornata in cui i due inizialmente fanno visita ad un amico molto malato in ospedale e poi, alla sera, partecipano ad una festa in una villa di un grande industriale. L’unione della coppia si presenta da subito instabile: Giovanni, interpretato dal grande Mastroianni, è spento e indifferente nei confronti della moglie, la quale a sua volta si rende conto di non riuscire a provare più coinvolgimento per il marito, preferendo la solitudine come conforto. Giovanni, nonostante si accorga della melancolia della compagna, ricerca una fugace distrazione nella giovane Valentina (interpretata dalla magnifica Monica Vitti, qui un ruolo marginale rispetto agli altri due titoli).

Il dialogo dei due nel finale del film rappresenta l’ennesimo e disperato tentativo di recuperare un rapporto ormai alle sue ceneri. Giovanni ammette di non aver investito davvero sé stesso nella relazione, di non essere riuscito a dare e soprattutto a donarsi nel senso profondo della parola, forse perché anch’egli troppo centrato sul proprio ego per riuscire a concepire un reale rapporto a due. L’amore ha però così lasciato spazio al dolore, è diventato un eco lontano e sbiadito, e il rapporto sessuale che ne segue appare ormai vuoto, un disperato tentativo causato solo dal terrore della solitudine e dell’inevitabile confronto con sé stessi che ne seguirebbe.

La trilogia si chiude con “L’Eclisse”, film che inizia con la protagonista Vittoria che termina la relazione con il suo compagno architetto, un addio freddo che lascia nella donna un senso di solitudine e apatia. A seguito di questa rottura Vittoria conosce Piero, un giovane e cinico agente di borsa interpretato da Alain Delon.

Il rapporto dei due, per quanto passionale, si caratterizza per la mancanza di sentimento e di un sincero contatto. Vittoria continua sempre a sentire un senso di estraneità nei confronti di Piero, così lontano e con un approccio molto più materialista nei confronti della vita. La comunicazione tra i due può avvenire soltanto a livello fisico per poi, incapace di creare un legame interiore, dissolversi lasciando solo il vuoto dei loro luoghi, come dimostrano gli ultimi significativi minuti della pellicola in cui le intense inquadrature della città si susseguono come a materializzare un’assenza.

Questa bellissima trilogia di Antonioni ci porta a riflettere sul significato dell’amore e sul suo manifestarsi, inteso quasi come un’illusione sterile che lascia intorno un alone di profonda solitudine. La distanza tra l’uomo e la donna si mostra troppo grande per essere colmata e anche il perdono, simboleggiato dalla mano di Claudia sulla spalla di Sandro nel finale de “L’Avventura”, emerge come una passiva accettazione di una fragilità umana insormontabile.

Dottoressa Miriam Reale

Giornalista e studiosa di cinematografia

per contatti: miriamreale.mr@gmail.com

Una Canzone sulla Distanza ed il Tempo in Amore

La canzone “Distance and Time” di Alicia Keys descrive in maniera significativa le due dimensioni della distanza e del trascorrere del tempo per tutte quelle relazioni che non possono essere vissute nel qui ed ora e vengono vissute nell’attesa. Attesa di un tempo e di una distanza che si accorcino lungo entrambe le dimensioni.

“Sei sempre nei miei pensieri
Tutto quello che faccio è contare i giorni
Dove sei ora?

So che non ti lascerò mai a terra
Non andrò mai via
Vorrei veramente che tu restassi ma cosa possiamo fare?
Tutti giorni in cui sei stato lontano ti ho sognato
E ho anticipato in giorno del tuo ritorno a casa, a casa, a casa

Non importa quanto tu sia lontano

Non importa quanto ci metta
Nel tempo e nello spazio
Io aspetterò.

E se devi camminare per un milione di miglia
Io aspetterò un milione di giorni per vederti sorridere
Tempo e spazio, io ti aspetterò

Tempo e spazio, io ti aspetterò
Prenderai un treno, per venire ad incontrarmi qui dove sono?
Sei già per strada?
Non farò mai nulla che possa ferirti
Non vivrò mai senza di te

Vorrei veramente che tu restassi ma cosa possiamo fare?
Tutti giorni in cui sei stato lontano ti ho sognato
E ho anticipato in giorno del tuo ritorno a casa, a casa, a casa

Non importa quanto tu sia lontano

Non importa quanto ci metta
Nel tempo e nello spazio
Io aspetterò.

E se devi camminare per un milione di miglia
Io aspetterò un milione di giorni per vederti sorridere
Tempo e spazio, io ti aspetterò

Non importa quanto ci metta
Nel tempo e nello spazio
Io aspetterò.

E se devi camminare per un milione di miglia
Io aspetterò un milione di giorni per vederti sorridere
Tempo e spazio, io ti aspetterò

oh oh oh
oh oh oh
oh oh oh

Aspetterò
Aspetterò
Nello spazio e nel tempo
Aspetterò

Sei sempre nei miei pensieri
Tutto quello che faccio è contare i giorni
Dove sei ora?

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private (anche telefoniche e/o via Skype)tel.320-8573502 o email:cavaliere@iltuopsicologo.it

La canzone “La Cura” come cura per ogni momento difficile

La canzone “La Cura” di Battiato, oltre ad essere una delle più belle canzoni del panorama italiano, rappresenta, attraverso il testo e la melodia che l’accompagna, una cura, un antidoto per i momenti difficili della nostra esistenza.

Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie,
dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via,
dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo,
dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai.
Ti sollleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d’umore
dalle ossessioni delle tue manie.
Supererò le correnti gravitazionali
lo spazio e la luce per non farti invecchiare;
e guarirai da tutte le malattie.

Perchè sei un essere speciale
ed io avrò cura di te.

Vagavo per i campi del Tennessee,
come vi ero arrivato chissà
non hai fiori bianchi per me?
più veloci di aquile i miei sogni
attraversano il mare.
Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza,
percorreremo assieme le vie che portano all’essenza.
I profumi d’amore inebrieranno i nostri corpi,
la bonaccia d’Agosto non calmerà i nostri sensi.
Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto,
conosco le leggi del mondo e te ne farò dono.
Supererò le correnti gravitazionali
lo spazio e la luce per non farti invecchiare;
ti salverò da ogni malinconia.

Perchè sei un essere speciale
ed io avrò cura di te.
Io sì che avrò cura di te

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

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Una Canzone per gli Amori a Distanza

La canzone di Ed Sheeran “All of the stars” descrive in maniera poetica come fare per poter rimanere in contatto con la persona amata, seppur a distanza. Ogni altra parola di commento alla canzone è inutile, rispetto alla poesia del testo.

E’ solo un’altra notte
E sto fissando la luna
Ho visto una stella cadente
E ho pensato a te
Ho cantato una ninna nanna
In riva al fiume e sapevo che
Se tu fossi stata qui ,
L’avrei cantata a te
Tu sei dall’altra parte
Mentre l’orizzonte si divide in due
Io sono lontano dal vederti
Riesco a vedere le stelle
dall’America
Mi chiedo, non le vedi anche tu?

Quindi, apri gli occhi e guarda
Il modo in cui i nostri orizzonti si incontrano
E tutte le luci ci guideranno
Nella notte con me
E so che queste cicatrici sanguineranno
Mentre entrambi i nostri cuori sanguineranno
Tutte queste stelle ci guideranno a casa

Riesco a sentire il tuo cuore
Battere in radio
Stanno suonando ‘Chasing Cars’
E ho pensato a noi
Indietro nel tempo ,
Stavi riposando accanto a me
Ho guardato e mi sono innamorato
Così ti ho preso la mano
Ho fatto ritorni nelle strade londinesi che conoscevo
Tutto ciò ha portato di nuovo a te
Così puoi vedere le stelle ?
Oltre Amsterdam
Tu sei la canzone che il mio cuore sta suonando

Quindi, apri gli occhi e guarda
Il modo in cui i nostri orizzonti si incontrano
E tutte le luci ci guideranno
Nella notte con me
E so che queste cicatrici sanguineranno
Mentre entrambi i nostri cuori sanguineranno
Tutte queste stelle ci guideranno a casa

E, oh ??, lo so
E, oh ??, lo so , oh
Riesco a vedere le stelle
dall’America

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

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Insieme nella Passione e… nella Vita

La bellissima canzone di Mina “Insieme” descrive lo stare Insieme non in una normale vita di coppia ma nei momenti della passione, quando anche un solo giorno insieme potrebbe rappresentare una vita. Una visione romantica dello stare insieme a cui dovrebbe poi seguire uno stare insieme nella quotidianeità affiche la relazione possa durare nel tempo.

Io non ti conosco
Io non so chi sei
So che hai cancellato con un gesto
I sogni miei
Sono nata ieri nei pensieri tuoi
Eppure adesso siamo insiemeNon ti chiedo sai quanto resterai
Dura un giorno la mia vita
Io saprò che l’ho vissuta
Anche solo un giorno
Ma l’avrò fermata insieme a te
A te che ormai sei mio
Tu l’amore io
Insieme, insieme
La, la, la, la, la
Io ti amo e ti amerò
Finché lo vuoi
Anche sempre se tu lo vorrai
Insieme, insieme, insieme a te
La, la, la, la, la, la, la, la, la
Tu, tu l’amore io
Insieme, insiemeIo non ti conosco
Io non so chi sei
So che hai cancellato con un gesto i sogni miei
Sono nata ieri nei pensieri tuoi
Eppure…

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

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NON SI MUORE PER AMORE

La canzone di Lucio Battisti “Io vivrò (senza te)” ben descrive la condizione di chi vive la fine di un amore. Una condizione di gesti quotidiani che continuano ad esserci anche senza più la presenza della persona amata . Una quotidianeità vissuta nella sofferenza ma che comunque non porta alla morte. Allo stesso modo la pensava lo scrittore Herman Hesse quando affermava: ” Ecco, vedi, io mi sono innamorato due volte nella vita, ma sul serio, e tutt’e due le volte ero sicuro che sarebbe stato per sempre e fino alla morte, e tutt’e due le volte è finita e non sono morto. “

Che non si muore per amore
È una gran bella verità
Perciò dolcissimo mio amore
Ecco quello, quello che da domani
Mi accadràIo vivrò
Senza te
Anche se ancora non so
Come io vivrò
Senza te
Io senza te
Solo continuerò
E dormirò
Mi sveglierò
Camminerò
Lavorerò
Qualche cosa farò
Qualche cosa farò
Sì qualche cosa farò
Qualche cosa di sicuro io faròPiangerò
Sì, io piangeròE se ritorni nella mente
Basta pensare che non ci sei
Che sto soffrendo inutilmente
Perché so
Io lo so
Io so che non tornerai

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

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La Concezione Psicoanalitica dell’Amore

Ho esteso le scoperte di Freud anche in un’altra direzione. L’amore serve non solo a riscoprire l’oggetto originario ma anche a compensarci per ciò che non abbiamo avuto nell’infanzia, a rimediare alle molte manchevolezze e crudeltà che genitori sadici o sbadati ci hanno inflitte da bambini. Al nostro partner in amore, tutti, consciamente o inconsciamente, chiediamo anche di guarire le nostre ferite. Questa è un’altra ragione per cui il terapeuta è così spesso considerato un amante. Talvolta il desiderio che le ferite infantili siano curate dall’amore si manifesta alla rovescia: chi ama vuole guarire il proprio partner. Molti amanti restano delusi dal fatto che ciò possa avvenire solo in maniera limitata. Quanto sto dicendo sull’amore vale anche per l’amore di transfert. Persino lo psicoanalista, che pur rappresenta il passato molto più degli amanti della vita reale, è amato perchè viene visto come un guaritore delle antiche ferite.

La dialettica dell’amore si può interpretare come tensione tra questi due gruppi di desideri: il primo spinge nella direzione della riscoperta, in modo che il nuovo oggetto d’amore sia il più possibile uguale alle immagini parentali originarie, il secondo si oppone a questo processo e cerca una persona in grado di guarire le ferite inferte dai principali oggetti d’amore dell’infanzia. Quando l’individuo trova un buon equilibrio tra questi desideri contradditori, l’amore felice diventa possibile. Spesso, però, il conflitto resta irrisolto, e l’individuo deve ricorrere a diverse formazioni di compromesso.

M.S.Bergmann – Anatomia dell’amore – Einaudi Editore

Freud ritiene che gli oggetti d’amore originari siano due:

  • se stesso
  • la figura materna

Per Freud il primo oggetto d’amore di ogni persona è se stesso, la propria persona, in quanto nella fase iniziale della vita si vivono le sensazioni e le percezioni come provenienti da se stesso e conseguentemente ci si investe narcisisticamente sulla propria persona. In un secondo momento la madre (o chi la sostituisce) diventa oggetto d’amore perché è la persona che nutre e quindi viene riconosciuta come fonte del piacere e della vita.

Analizziamoli, adesso, singolarmente

  • Quel che egli stesso è (cioè se stesso). In questo caso l’oggetto d’amore è il proprio corpo, come nel mito di Narciso. Proprio il narcisismo parte dall’amore per il proprio corpo individuato come unica fonte di piacere non solo per le emozioni e le sensazioni provenienti dal proprio corpo ma anche per quelle proveniente da altre persone. Questo atteggiamento portato all’estremo sconfina, appunto, nel narcisismo.
  • Quel che egli stesso era. Questa scelta d’amore fa riferimento alla rappresentazione che i genitori hanno del proprio figlio. Una idealizzazione in tutti i campi del bambino attesta il riscatto, attraverso quest’ultimo, di tutte le rinunce che hanno dovuto subire i genitori.
  • Quel che egli stesso vorrebbe essere. Questa potrebbe rappresentare la modalità d’amore più “sana”, in quanto oggetto d’amore diventa il partner. Freud afferma: “viene amato l’oggetto che possiede le prerogative che mancano all’Io per raggiungere il suo ideale”.
  • La persona che fu una parte del proprio sé. In questa scelta d’amore viene nuovamente “scelto” il figlio, nell’accezione però di “colui che è stato parte del corpo della donna”. E’ una scelta al “femminile” in quanto, per Freud, soltanto la donna è incapace della scelta oggettuale, cioè di un “altro diverso da se” come oggetto d’amore. Solo la nascita di un figlio, permette alla donna di non scegliere se stessa come oggetto d’amore ma un altro che comunque è parte del proprio se, in quanto proviene dal proprio corpo
  • Le figure d’appoggio: la donna nutrice, l’uomo protettivo, la serie delle persone che fanno le veci di queste,

rappresentano gli oggetti d’amore sui quali l’infante, dopo il periodo di narcisismo primario, appoggia la libido che “Chiamiamo così – considerandola una grandezza quantitativa, anche se per ora non misurabile – l’energia delle pulsioni attinenti a tutto ciò che può essere compendiato nella parola “amore” (Freud, 1921a, p.280)

Dott. Roberto Cavaliere

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