Storia di un Matrimonio: Un film sul divorzio e di una famiglia che resta unita.

Un ritratto dolce della crudeltà di un divorzio

Guardare “Marriage Story” è un po’ come voltarsi indietro. Ci si ritrova a fare i conti con i fallimenti e le separazioni affrontate, a risentire quel sapore amaro delle accuse e dei sensi di colpa mai dimenticati.

Tutto ciò accade perché dentro questo film si nasconde tanta realtà: è una vicenda essenziale e devastante come tante vissute in prima persona o a cui abbiamo assistito da vicino. Ed è per questo che, anche se di matrimoni o relazioni d’amore finite male il grande schermo è pieno, per tutta la durata del film sentiamo di appartenere anche noi a questa storia, quella di due persone alle prese con le varie fasi della rottura e del conseguente divorzio. Come in ogni separazione o lutto, assistiamo al lento e doloroso passaggio del dolore, della rabbia e della difficile accettazione attraverso la messa in scena del meglio e del peggio dei due protagonisti e dell’evoluzione del loro sentimento.

Non è importante capire chi tra Nicole, attrice di Los Angeles alla ricerca della propria strada, e Charlie, newyorkese regista teatrale di successo, abbia ragione o sia meno crudele. Quello che conta è che, grazie alle loro straordinarie interpretazioni, Scarlett Johansson e Adam Driver riescono ad emozionare con un prodotto d’indubbio spessore, un ritratto mai esagerato e artificioso, rischio sempre molto elevato nelle sceneggiature a sfondo amoroso, figlio di un’appassionata interpretazione, profonda e delicata come le loro voci.

Il regista candidato all’Oscar Noah Baumbach segue una narrazione molto compassionevole, non infierisce troppo, si avvicina con rispettosa dolcezza per poi prendere le distanze, proprio come i due protagonisti della storia, apparentemente mossi dalle migliori intenzioni e infine pedine nelle mani di feroci avvocati.

Un film con questo carico emozionale si aggrappa voracemente alla bravura dei due attori che contribuiscono a conferire ai loro personaggi una caratterizzazione molto tratteggiata e ricca di pathos, una prova su tutte è la toccante scena cantata di Adam Driver.

Tutti i piccoli dettagli della quotidianità di una coppia e delle conseguenze del suo sfacelo, accompagnate da un’indiscussa volontà di unità familiare, ardua da mantenere all’interno di un contesto di rivincita dei propri sé, trovano spazio in una sceneggiatura precisa e attenta a tutte le complesse sfumature emozionali e per questo punto di forza dell’intero film.

La storia del matrimonio di Nicole e Charlie ci porta ad accettare come un sentimento d’amore, per quanto profondo e denso di tappe condivise, possa con il tempo mutare e prendere nuove forme non sempre capaci di continuare a sostenere un rapporto di coppia. L’amore si trasforma lasciando ai due la consapevolezza di dover tornare a lottare per una nuova affermazione nel mondo, questa volta come entità singole, processo doloroso ma necessario alla loro stabilità interiore.

“Marriage Story” è un film da vedere per emozionarsi in maniera sincera, tra sorrisi e lacrime, come in ogni tragicommedia o matrimonio che si rispetti.

Dottoressa Miriam Reale

Giornalista e studiosa di cinematografia

per contatti: miriamreale.mr@gmail.com

Nei primi 7 minuti di Storia di un matrimonio, Noah Baumbach lascia che i due protagonisti del film, Nicole (Scarlett Johansson) e Charlie (Adam Driver), parlino uno dell’altro con sincerità e affetto, sottolineandone pregi e difetti. Un dolcissimo momento di un matrimonio che sta per finire.


L’Amore e le Relazioni mutano in una forma diversa rispetto a quella iniziale

Un anno prima della sua morte, lo scrittore F. Kafka visse un’esperienza insolita. Passeggiando per il parco Steglitz a Berlino incontrò una bambina, che piangeva sconsolata: aveva perduto la sua bambola. Kafka si offrì di aiutarla a cercarla e le diede appuntamento per il giorno seguente nello stesso posto.
Incapace di trovare la bambola, scrisse una lettera – da parte della bambola – e la portò con sé quando si rincontrarono. “Per favore non piangere, sono partita in viaggio per vedere il mondo, ti riscriverò raccontandoti le mie avventure…”, così cominciava la lettera.
Quando lui e la bambina s’incontrarono egli le lesse questa lettera attentamente descrittiva di avventure immaginarie della bambola amata. La bimba ne fu consolata e quando i loro incontri arrivarono alla fine, Kafka le regalò una bambola. Ella ovviamente era diversa dalla bambola originale, in un biglietto accluso spiegò… “i miei viaggi mi hanno cambiata”.
Molti anni più avanti la ragazza cresciuta, trovò un biglietto nascosto dentro la sua bambola ricevuta in dono. Riassumendolo diceva: ogni cosa che tu ami è molto probabile che tu la perderai, però alla fine l’amore muterà in una forma diversa.

Da “Kafka e la bambola viaggiatrice”, di Jordi Sierra i Fabra.

In questo significativo brano è sintetizzato un aspetto importante di ogni relazione: esse tendono a mutare col tempo. Una relazione passionale, ad esempio, muterà in una relazione d’amore e progettuale.

Potrebbe sembrare un concetto evidente e scontato , ma non lo è. Molto spesso si ritiene che se l’amore e/ o la relazione muta rispetto all’inizio significa che sia finita. Ma come abbiamo visto non è vero ciò.

Potremmo riassumere: Tutto le relazioni che durano lo devono al fatto che riescono a mutare ed a trovare nuovi equilibri.

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

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Le Tre forme d’Amore: Eros, Philos e Agape

Nel 1986, mentre percorrevo il cammino di Santiago con Petrus, la mia guida, passammo per la cittadina di Logroño mentre si stava svolgendo un matrimonio. Chiedemmo due bicchieri di vino, io preparai un piatto di antipasti e Petrus trovò un tavolo dove ci saremmo potuti sedere insieme ad altri invitati.

La coppia di sposi tagliò una torta immensa.
– Devono amarsi – pensai a voce alta.
– Certo che si amano – disse un signore in abito scuro che era seduto al tavolo con noi. – Avete mai visto qualcuno sposarsi per un altro motivo?

Ma Petrus non lasciò passare la domanda:
– A che tipo di amore si riferisce: Eros, Philos o Agape?
Il signore lo guardò senza capire.
– Esistono tre parole greche per designare l’amore – disse poi. – Oggi lei sta vedendo la manifestazione di Eros, il sentimento fra due persone.

Gli sposi sorridevano per le fotografie e ricevevano gli auguri.
– Sembra che si amino. Fra poco si ritroveranno a lottare da soli per la vita, metteranno su casa e parteciperanno alla stessa avventura: questo rende più grande e conferisce dignità all’amore. Lui seguirà la sua carriera, lei saprà cucinare e sarà un’eccellente padrona di casa, perché fin da bambina è stata educata proprio per questo. Lei lo seguirà, avranno dei figli e, se riusciranno a costruire qualcosa insieme, saranno davvero felici per sempre.

“Questa storia, però, potrebbe evolversi anche in maniera inversa. Lui comincerà a sentire di non essere abbastanza libero per manifestare tutto l’Eros, tutto l’amore che prova per altre donne. Lei potrebbe cominciare a sentire di avere sacrificato una carriera e una vita brillante per seguire il marito. Allora, invece di creare qualcosa insieme, ciascuno di loro si sentirà derubato nel proprio modo di amare. Eros, lo spirito che li unisce, comincerà a mostrare solo il suo lato negativo. E quello che Dio aveva destinato all’uomo come il suo sentimento più nobile diverrà fonte di odio e distruzione.”
Mi guardai intorno. Eros era presente in varie coppie. Ma potevo sentire la presenza di Eros Buono ed Eros Cattivo, proprio come li aveva descritti Petrus.

– Nota come è curioso – proseguì la mia guida. – Che sia buono o che sia cattivo, la faccia di Eros non è mai la stessa in ogni persona.
I musicisti cominciarono a suonare un valzer. Gli invitati si diressero verso un piccolo spazio di cemento davanti al coretto per ballare. Il tasso alcoolico cominciava a salire e tutti erano più sudati e più allegri. Io notai una giovane vestita di azzurro, che doveva aver atteso questo matrimonio solo perché arrivasse il momento del valzer, giacché voleva ballare con qualcuno con cui aveva sognato di stare abbracciata sin da quando era entrata nell’adolescenza. I suoi occhi infatti seguivano i movimenti di un ragazzo ben vestito, con un abito chiaro, che si trovava con un gruppo di amici.

Chiacchieravano tutti allegramente, non si erano accorti che il valzer era cominciato e non notavano lì ad alcuni metri di distanza quella giovane vestita di azzurro che guardava con insistenza uno di loro.
Pensai allora alle piccole cittadine, ai matrimoni sognati fin dall’infanzia con il ragazzo prescelto.

La giovane in azzurro si accorse del mio sguardo e si avvicinò. E come se i movimenti fossero stati combinati, fu in quel momento che il ragazzo la cercò con lo sguardo. Vedendo che lei si trovava accanto ad altre giovani, riprese a chiacchierare animatamente con gli amici.
Io richiamai l’attenzione di Petrus su quei due giovani. Lui seguì per un po’ quel gioco di sguardi e poi tornò al suo bicchiere di vino.
– Si comportano come se fosse una vergogna dimostrare che si amano – fu il suo unico commento.

C’era un’altra ragazza che ci fissava: avrà avuto la metà dei nostri anni. Petrus alzò il bicchiere di vino e fece un brindisi, la ragazza sorrise imbarazzata e fece un gesto indicando i genitori, quasi scusandosi di non avvicinarsi di più.
– Questo è il lato bello dell’amore – disse. – L’amore che sfida, l’amore per due estranei più vecchi che sono giunti da lontano e che domani partiranno per un cammino che anche lei vorrebbe percorrere. L’amore che preferisce l’avventura.

E poi, indicando una coppia di anziani, proseguì:
– Guarda quei due: non si sono lasciati contagiare dall’ipocrisia, come tanti altri. A vederli, deve trattarsi di una coppia di contadini: la fame e la necessità li ha costretti a superare insieme tante difficoltà. Hanno scoperto la forza dell’amore attraverso il lavoro, che è dove Eros mostra la sua faccia più bella, nota anche come Philos.

– Che cos’è Philos?
– Philos è l’Amore in forma di amicizia. Proprio quello che io provo per te e per gli altri. Quando la fiamma di Eros non riesce più a brillare, è Philos che mantiene le coppie unite.

– E Agape?
– Agape è l’amore totale, l’amore che divora chi lo prova. Chi conosce e prova Agape, vede che nient’altro a questo mondo ha più importanza, soltanto amare. Questo fu l’amore che Gesù provò per l’umanità e fu talmente grande che scosse le stelle e cambiò il corso della storia dell’uomo.

“Durante i millenni della storia della Civiltà, molti uomini sono stati pervasi da questo Amore che Divora. Essi avevano tanto da dare – e il mondo esigeva tanto poco – che furono costretti a ricercare i deserti e i luoghi isolati, perché l’Amore era talmente grande che li trasfigurava. Divennero così quei santi eremiti che oggi noi conosciamo.

“Per me e per te, che proviamo un’altra forma di Agape, questa vita potrebbe sembrare dura, terribile. Eppure, l’Amore che Divora fa sì che tutto perda importanza: questi uomini vivono unicamente per essere consumati dal loro Amore.”
Fece una pausa.

– Agape è l’Amore che Divora – ripeté ancora una volta, come se questa fosse la frase che meglio potesse definire quella strana specie di amore. – Luther King una volta disse che, quando Cristo parlò di amare i nemici, si riferiva all’Agape. Perché, secondo lui, era “impossibile voler bene ai nostri nemici, a coloro che ci fanno del male e che tentano di rendere più meschina la nostra sofferta quotidianità.”
“Ma Agape è molto di più che voler bene. È un sentimento che pervade tutto, che colma tutte le fessure e trasforma in polvere qualsiasi tentativo di aggressione.

“ Esistono due forme di Agape. Una è l’isolamento, la vita dedicata unicamente alla contemplazione. L’altra è l’esatto contrario: il contatto con gli altri esseri umani e l’entusiasmo, il senso sacro del lavoro. Entusiasmo significa trance, slancio, legame con Dio. L’Entusiasmo è Agape diretto a qualche idea, a qualche cosa.

“Quando amiamo e dal profondo della nostra anima crediamo in qualcosa, ci sembra di essere più forti del mondo e ci sentiamo pervasi da una serenità che proviene dalla certezza che niente potrà vincere la nostra fede. Questa strana forza ci permette di prendere sempre le decisioni giuste, nel momento giusto, e noi stessi ci sorprendiamo delle nostre capacità quando raggiungiamo il nostro obiettivo.

“L’Entusiasmo si manifesta normalmente con tutto il suo potere nei primi anni della nostra vita. Abbiamo ancora un forte legame con la divinità e ci dedichiamo ai nostri giocattoli con una tale volontà che le bambole prendono vita e i soldatini di piombo riescono a marciare. Quando Gesù disse che era dei bambini il Regno dei Cieli, si riferiva ad Agape sotto la forma di Entusiasmo. I bambini gli si avvicinarono senza badare ai suoi miracoli, alla sua saggezza, ai farisei e agli apostoli. Andavano gioiosi, mossi dall’Entusiasmo.

“Che in nessun momento, per il resto dell’anno, e per il resto della tua vita, tu perda l’entusiasmo: esso è una forza più grande, volta alla vittoria finale. Non si può permettere che ci sfugga dalle mani solo perché dobbiamo fare fronte, nel corso dei mesi, a piccole e necessarie sconfitte.”

Brano tratto da “Il cammino di Santiago” di Paolo Coelho

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private (anche telefoniche e/o via Skype)tel.320-8573502 o email:cavaliere@iltuopsicologo.it

La Giusta Distanza nelle Relazioni

“Una compagnia di porcospini, in una fredda giornata d’inverno, si strinsero vicini, per proteggersi, col calore reciproco, dal rimanere assiderati. Ben presto, però, sentirono le spine reciproche; il dolore li costrinse ad allontanarsi di nuovo l’uno dall’altro. Quando poi il bisogno di scaldarsi li portò di nuovo a stare insieme, si ripeté quell’altro malanno; di modo che venivano sballottati avanti e indietro tra due mali, finché non ebbero trovato una moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro la migliore posizione.”
A. Schopenhauer

Prendendo in prestito la metafora dei Porcospini del filosofo Schopenauer possiamo delineare la giusta distanza nelle relazioni

Giusta distanza che non deve trovare il punto di equilibrio tra distanza e vicinanza.

Giusta distanza che deve tenere conto sia delle caratteristiche individuali dei singoli membri della coppia che delle caratteristiche della relazione stessa.

Giusta distanza che può cambiare nel tempo e nello spazio e che segue il ciclo di vita della coppia e dei singoli.

Giusta distanza, quindi, che è variabile e da trovare in continuazione.

Provate a trovare la vostra giusta ditanza nella vostra relazione.

Dott. Roberto Cavaliere

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La parola Desiderio significa “Mancanza di Stelle”

Se guardi il cielo e fissi una stella, se senti dei brividi sotto la pelle, non coprirti, non cercare calore, non è freddo ma è solo amore.
(Khalil Gibran)

L’origine della parola desiderio è una delle più belle e affascinanti che si possa trovare. Questo termine deriva dal latino e risulta composto dalla preposizione de- che in latino ha sempre un’accezione negativa e dal termine sidus che significa, letteralmente, stella. Desiderare significa “mancanza di stelle”, nel senso di “avvertire la mancanza delle stelle”, di quei buoni presagi, dei buoni auspici e quindi per estensione questo verbo ha assunto anche l’accezione corrente, intesa come percezione di una mancanza e, di conseguenza, come sentimento di ricerca appassionata. Ricerca dell’altro, di una passione, di…

Aggiungete voi la vostra personale stella che manca

Non è che la vita vada come tu te la immagini. Fa la sua strada. E tu la tua. Io non è che volevo essere felice, questo no. Volevo… salvarmi, ecco: salvarmi. Ma ho capito tardi da che parte bisognava andare: dalla parte dei desideri. Uno si aspetta che siano altre cose a salvare la gente: il dovere, l’onestà, essere buoni, essere giusti. No. Sono i desideri che salvano. Sono l’unica cosa vera. Tu stai con loro, e ti salverai. Però troppo tardi l’ho capito. Se le dai tempo, alla vita, lei si rigira in un modo strano, inesorabile: e tu ti accorgi che a quel punto non puoi desiderare qualcosa senza farti del male. E’ lì che salta tutto, non c’è verso di scappare, più ti agiti più si ingarbuglia la rete, più ti ribelli più ti ferisci. Non se ne esce. Quando era troppo tardi, io ho iniziato a desiderare. Con tutta la forza che avevo. Mi sono fatta tanto di quel male che tu non puoi nemmeno immaginare. Alessandro Baricco

Dott. Roberto Cavaliere

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Il “Narciso dei Poeti” nelle Relazioni

Tra Aprile e Maggio, sui Monti, in piena primavera, fiorisce il NARCISSUS POETICUS o Narciso dei Poeti. Il nome deriva dal greco Narcissus che significa torpore, stordimento narcolessia, perchè il suo intenso profumo è piuttosto inebriante. A questo fiore è legato anche il mito di Narciso, famoso per la sua bellezza, che disdegnava ogni persona che lo amava. A seguito di una punizione divina per la sua cattiveria inflitta da Nemesi, si innamora della sua stessa immagine che vedeva riflesso in uno stagno. Il giovane Narciso quando comprese che non poteva mai ottenere quell’amore si lasciò morire. Quando le Ninfe presero il suo corpo ormai senza vita per portarlo al rogo funebre su quel luogo trovarono dei fiori bianchi dall’intenso profumo.

Questo fiore non è solo legato alla mitologia greca ma se si analizza il nome ed il significato greco scopriamo che il termine narcotico deriva proprio dal nome e dalla relazione con il suo forte profumo.

Ma da contraltare alla sua bellezza e profumo c’è la caratteristica che è una pianta tossica e le sue proprietà sono emetiche (spasmi e vomito) e purgative (dissenteria).

Come non vedere, in questa sede, un’analogia con la personalità Narcisistica. Tale personalità inebria, stordice col fascino che tende ad emanare al pari dell’omonimo fiore. Ma allo stesso tempo è una personalità tossica che arreca sofferenza se si entra in relazione più o meno profonda e duratura con essa, così come diviene tossico il fiore se viene assunto.

Dott. Roberto Cavaliere

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DISCONNESSIONI AFFETTIVE

Nel terzo millennio, l’amore ha acquisito una dimensione virtuale, complementare ed equivalente a quella reale. Da un paio di decenni, social network, servizi di messaggistica e dating app hanno trasformato il modo di conoscersi, interagire, corteggiarsi, innamorarsi e vivere le relazioni affettive. Se da un lato hanno facilitato la socializzazione e il raggiungimento di una ininterrotta intimità emotiva, dall’altro hanno dato vita a nuovi fenomeni, tra i quali è importante sapersi orientare. Mi riferisco al benching, al mosting, al ghosting, al caspering, allo zombieing, all’orbiting e all’haunting.

Il BENCHING si verifica quando una persona evita ogni chiarimento sulla natura delle proprie intenzioni e dei propri sentimenti. Lascia l’altro nell’incertezza di un possibile interesse, lo tiene in sospeso, in panchina (in inglese “bench”). Non vuole impegnarsi in alcun rapporto e spesso ha più frequentazioni contemporaneamente. Chi subisce il benching, vive nell’attesa di un messaggio, di una telefonata o di un invito, che arriva molto sporadicamente.    

Al contrario, chi mette in pratica il MOSTING (dal termine inglese “most”, che significa “più”)  manifesta un grande coinvolgimento e interesse per una relazione. E’ un gran adulatore, fa sentire il partner unico, speciale e lo illude circa possibili sviluppi del rapporto, che però non si realizzeranno mai. Le promesse che fa si riveleranno presto false, perché all’improvviso si dileguerà, senza dare spiegazioni.

Esattamente come chi fa GHOSTING(dal termine inglese “ghost”, che significa fantasma) che è solito scomparire nel nulla, senza fornire motivazioni e senza farsi alcun scrupolo. Tuttavia rispetto al mosting è meno presente la componente illusoria. Le vittime di entrambi questi fenomeni si trovano ad affrontare un dolore intenso e inaspettato, dato dall’abbandono subito, a cui non riescono a dare un senso.

Un’altra variante del ghosting è il CASPERING (da “casper” il fantasmino protagonista del celebre film): dopo aver mostrato un iniziale coinvolgimento, un partner inizia ad allontanarsi assumendo un atteggiamento sempre più freddo e sempre più distaccato, per poi arrivare a svanire nel nulla dopo un semplice messaggio di circostanza. 

Una possibile evoluzione del ghosting è lo ZOMBIEING. A distanza di mesi, pochi o molti che siano, il ghoster riappare all’improvviso (resuscita come uno “zombie” dal mondo dei morti) con l’intenzione di  riavvicinarsi. Può contattare l’ex sul cellulare oppure rifarsi vivo con alcune interazioni sui social. Per lui, cercare di riconquistare una seconda volta la stessa persona, entrare e uscire a piacimento dalla sua vita, è una sfida eccitante, gratificante che gli conferisce potere, senso di possesso e conferma personale. La vittima di ghosting, al contrario sviluppa un conflitto interiore: da un lato desidera fortemente dare all’ex partner un’altra occasione perché ne ha sognato a lungo il ritorno; dall’altro sente di dover chiudere definitivamente il rapporto perché non si fida più e teme di essere nuovamente abbandonata.

Oppure il ghoster ritorna e inizia ad alimentare la vecchia relazione con briciole di messaggi o interazioni sui social, in maniera più occasionale rispetto allo zombieng. Pratica quello che viene definito il BREADCRUMBING (dalla parole inglese “breadcrumbs”che significa “briciole di pane”). Egoisticamente vuole riaffacciarsi nella vita dell’ex, mandando segnali circa un possibile ritorno di fiamma, non avendo in realtà nessuna intenzione di costruire un rapporto stabile. Crea dunque false illusioni. 

Allo stesso modo, chi fa ORBITING (dalla parola inglese “to orbit” che tradotto significa orbitare) non vuole chiudere definitivamente la relazione precedente e ricomincia a seguire la vita dell’ex sui social  mettendo qualche like, guardando le sue storie o gli stati di whatsapp. Mostra interesse, attenzione e presenza, ma non cerca mai un contatto diretto come chi mette in atto lo zombieing. Si comporta come fanno i pianeti, che fluiscono lungo le loro orbite, attorno a un punto senza mai toccarlo né abbandonarlo. Vuole mantenere una qualche forma di contatto e di controllo, di modo che, qualora in futuro lo desiderasse nuovamente, potrebbe riaprire una porta mai chiusa.

Simile all’orbiting e’ il fenomeno dell’HAUNTING (traduzione dall’inglese “chi perseguita”). Una precedente frequentazione diventa una presenza virtuale che occasionalmente spia il profilo, le foto, le storie, gli stati di whatsapp o  mette qualche like o cuoricino, per poi scomparire e riapparire continuamente. Nel tempo va e viene a suo piacimento, creando una sorta di persecuzione.

Tipicamente tutti questi fenomeni sono messi in atto da individui che possiedono dei tratti narcisistici, istrionici, evitanti, borderline o dei veri e propri disturbi di personalità. Appaiono, scompaiono, tornano o visualizzano, solo per il proprio interesse, per mantenere un certo controllo sull’altro, incuranti degli stati d’animo che suscitano. Adottano comportamenti manipolativi che testimoniano gravi difficoltà personali di tipo emotivo, comunicativo e relazionale.

Questi fenomeni virtuali appena illustrati ci mostrano come sia dilagante una disconnessione affettiva degli altri e soprattutto da se stessi.

D.ssa Roberta Maggioli

Psicologa

Studio a Rimini, Via D. Campana 14

per contatti tel. 3355334721

email: maggiolir@libero.it o maggioli.roberta72@gmail.com

L’Amore che fa Rumore

Il testo della canzone di Diodato “Fai Rumore” è anche un invito ad abbattere quei silenzi e quelle distanze psicologiche che alzano i muri dell’incomunicabilita’ nella coppia. Perché anche il “silenzio fa rumore”.

“Sai che cosa penso,
Che non dovrei pensare,
Che se poi penso sono un animale
E se ti penso tu sei un’anima,
Ma forse è questo temporale
Che mi porta da te,
E lo so non dovrei farmi trovare
Senza un ombrello anche se
Ho capito che
Per quanto io fugga
Torno sempre a te
Che fai rumore qui,
E non lo so se mi fa bene,
Se il tuo rumore mi conviene,
Ma fai rumore sì,
Che non lo posso sopportare
Questo silenzio innaturale
Tra me e te.
E me ne vado in giro senza parlare,
Senza un posto a cui arrivare,
Consumo le mie scarpe
E forse le mie scarpe
Sanno bene dove andare,
Che mi ritrovo negli stessi posti,
Proprio quei posti che dovevo evitare,
E faccio finta di non ricordare,
E faccio finta di dimenticare,
Ma capisco che,
Per quanto io fugga,
Torno sempre a te
Che fai rumore qui,
E non lo so se mi fa bene,
Se il tuo rumore mi conviene,
Ma fai rumore sì,
Che non lo posso sopportare
Questo silenzio innaturale tra me e te.
Ma fai rumore sì,
Che non lo posso sopportare
Questo silenzio innaturale,
E non ne voglio fare a meno oramai
Di quel bellissimo rumore che fai.”

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

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L’Intimità nelle Relazioni

Per descrivere l’intimità, ci rifacciamo alla concezione che ne ha  Sternberg (professore di Psicologia a Yale).

Per questo studioso l’intimità comprende almeno dieci elementi:

1. Il desiderio di alimentare il benessere della persona amata
2. Sentirsi felici con la persona amata
3. Tenere in alta considerazione il partner
4. Essere capaci di far affidamento sulla persona amata in tempi di necessità
5. Avere una comprensione reciproca con la persona amata
6. Condividere se stessi e i propri averi con la persona amata
7. Ricevere supporto emozionale dalla persona amata
8. Dare supporto emozionale alla persona amata
9. Comunicare intimamente con la persona amata
10. Valorizzare la persona amata

Alla luce dei punti suinidicati potrebbe essere utile effettuare un breve test, individualmente o in coppia, per osservare quanti di questi punti sono presenti nella propria relazione.

“L’intimità nasce con l’autorivelazione. Se si vuole arrivare a conoscere meglio qualcuno, è opportuno fargli conoscere qualcosa di se stessi” (Sternberg, 1999)

Dott. Roberto Cavaliere

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Differenza tra Attaccamento ed Amore

In questo passaggio del libro “Dimmi come ami e ti dirò chi sei ” viene esplicitato in maniera significativa la differenza tra un attaccamento malsano nelle relazioni e la presenza di un autentico sentimento d’amore.

“… Già nelle prime fasi della relazione, dunque, cominciate a ricevere segnali contrastanti: lui (o lei) chiama, ma quando ne ha voglia; mostra interesse per voi, ma vi fa capire che si sta ancora guardando intorno. Insomma, vi tiene sulle spine. Ogni volta che vi arrivano questi messaggi contraddittori, il vostro sistema di attaccamento si mette in moto e cominciate ad essere in ansia per la relazione.
Poi, però, arriva un complimento o un gesto romantico che vi fa battere il cuore a mille e allora vi dite che, dopo tutto, è ancora interessato/a a voi: siete al settimo cielo. Purtroppo questa sensazione di beatitudine non è destinata a durare. In breve tempo i messaggi positivi ritornano a mescolarsi a quelli ambigui e di nuovo vi ritrovate in balia di un turbine di emozioni. A questo punto vivete col fiato sospeso, anticipando col pensiero quel piccolo gesto, quella parola che vi rassicurerà.
Dopo aver vissuto per un po’ questa situazione, cominciate a fare una cosa molto interessante: cominciate a scambiare l’ansia, le preoccupazioni, l’ossessione e quei brevissimi momenti di gioia per amore. Ciò che state facendo in realtà è confondere la passione con un sistema di attaccamento in azione. Se la cosa va avanti da un po’, è come se vi programmaste per venire attratti proprio da quegli individui che hanno le minori probabilità di rendervi felici. Avere un sistema di attaccamento perennemente attivo è il contrario di ciò che la natura aveva in mente per noi in termini di amore gratificante. Come si è visto una delle scoperte più importanti di Bowlby e Ainsworth è che per crescere e prosperare come esseri umani abbiamo bisogno di una base sicura da cui trarre forza e conforto. Perché ciò accada, il sistema di attaccamento deve essere calmo e sentirsi al sicuro. Ricordate: un sistema in azione non vuol dire passione.
La prossima volta che uscite con qualcuno e vi trovate in preda ad ansie, insicurezze e ossessioni – per sentirvi poi una volta ogni tanto euforici – dite a voi stessi che probabilmente si tratta del sistema di attaccamento in azione e non di amore! Il vero amore da un punto di vista evolutivo, significa pace mentale. Il detto “le acque tranquille scorrono profonde” è un bel modo per descrivere la cosa”

LEVINE, A., HELLER, R. (2012), Dimmi come ami e ti dirò chi sei, TEA, Milano.

Dott. Roberto Cavaliere

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