Creare un Legame

Nel passaggio del libro “Il Piccolo Principe” riportato di seguito, viene descritto come si crea un legame. Il brano sintetizza due qualità principali per creare un legame: Pazienza ed Attesa

“…in quel momento apparve la volpe: “Buon giorno”. “Buon giorno” disse gentilmente il piccolo principe voltandosi: ma non vide nessuno. “Sono qui”, disse la voce, “…sotto il melo”. “Chi sei?” chiese il piccolo principe, “Sono una volpe”, disse la volpe.
“Vieni a giocare con me?”, le propose il piccolo principe “sono così triste…”.

“Non posso giocare con te”, disse la volpe, “non sono addomesticata”. “Ah, scusa!”, fece il piccolo principe. “Che cosa vuol dire addomesticare?”
“E’ una cosa da molto dimenticata. Vuol dire creare dei legami”. “Creare di legami?”. “Certo”, disse la volpe, “tu, fino ad ora, per me non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo. (…) Se tu mi addomestichi la mia vita sarà come illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi faranno nascondere sotto terra. Il tuo mi farà uscire dalla tana come una musica.

E poi guarda! Vedi laggiù in fondo dei campi di grano? Io non mangio il pane, e per me il grano è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai i capelli color dell’oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano…”

La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe: “Per favore … addomesticami”, disse.
“Volentieri, che bisogna fare?”, domandò il piccolo principe. “Bisogna essere molto pazienti”,rispose la volpe. “In principio tu ti siederai un po’ lontano da me, così, nell’erba. Io ti guarderò con la coda dell’occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po’ più vicino…”.
Il piccolo principe ritornò l’indomani. “Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora”, disse la volpe. “Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincio ad essere felice. Col passare dell’ora aumenterà la mia felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore… ci vogliono i riti”.
“Che cos’è un rito?”, disse il piccolo principe. “Anche questa è una cosa da tempo dimenticata”, disse la volpe.”E’ quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un’ora dalle altre ore” (…)
Così il piccolo principe addomesticò la volpe … E quando l’ora della partenza del piccolo principe fu vicina:”Ah!”, disse la volpe, “… piangerò”.
“La colpa è tua”, disse il piccolo principe, “io non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi e che diventassimo amici…”.
“E’ vero”, disse la volpe.
“Ma sapevi che avresti pianto!”, disse il piccolo principe.
“Certo”, disse la volpe.
“Ma allora che ci guadagni?”
“Ci guadagno”, disse la volpe, “il colore del grano”.

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private (anche telefoniche e/o via Skype)tel.320-8573502 o email:cavaliere@iltuopsicologo.it


La Paura della Separazione

La poesia “L’Addio” di Solinas descrive il timore che pervade ogni nuovo amore e/o relazione sin dall’inizio: la Paura di Separarsi. Ma allo stesso tempo l’amore trova il suo culmine proprio nella paura della perdita della persona amata e della resistenza che si oppone in tal senso. Potremmo dire che un amore finisce nel momento in cui cessa tale paura. Perchè avere paura di separarsi è del tutto naturale e connaturato all’amore, anche nelle relazioni che durano da anni ed hanno superato fasi critiche.

Sarai, amore,
un lungo addio che non finisce?
Vivere, dal principio, è separarsi.
Già fin dal primo incontro
con la luce, e le labbra,
il cuore percepisce quell’angoscia…
di dover esser cieco e solo un giorno.
Miracoloso ritardo, l’amore,
del suo termine stesso:
è prolungare il fatto magico,
che uno e uno siano due, di contro
alla prima condanna della vita.
Con i baci, col dolore e col petto si conquistano,
in affannose zuffe, godimenti
che sembrano giochi,
o giorni, terre, spazi favolosi,
la grande disgiunzione che è in attesa,
sorella della morte o proprio morte.
Ogni bacio perfetto scosta il tempo,
lo getta indietro, amplia il mondo breve
dove ancora è possibile baciare.
Non ha il suo culmine l’amore
quando arriva o si trova:
ma nella resistenza a separarsi
dove si può sentire,
altissimo, nudo, tremante.
Nè la separazione è quel momento
in cui le braccia, o voci,
con segni materiali si congedano.
E’ di prima, di dopo.
Se si stringono mani, se si abbraccia,
non è mai per dividersi,
ma perchè l’anima alla cieca sente
che la forma possibile di stare
insieme è un lungo, e chiaro congedo.
E che è l’addio ciò che è più sicuro.

Pedro Salinas

Dott. Roberto Cavaliere

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Non Piangere mai per un Amore finito

La poesia riportata di seguito esplicita, anche se in maniera cruda, le possibili motivazioni per non disperarsi per la fine di un amore. Le motivazioni sono centrate sul carattere transitorio che ha ogni amore in contrapposizione all’assolutezza che gli amanti vorrebbero attribuire alla loro relazione.

“Non piangere mai per un amore finito
poiché l’amore raramente è vero
ma cambia il suo aspetto dal blu al rosso,
dal rosso più brillante al blu,
e l’amore destinato ad una morte precoce
ed è così raramente vero.

Non mostrare il sorriso sul tuo grazioso viso
per vincere l’estremo sospiro.
Le più belle parole sulle più sincere labbra
scorrono e presto muoiono,
e tu resterai solo, mio caro,
quando i venti invernali si avvicineranno.

Tesoro, non piangere per ciò che non può essere,
per quello che Dio non ti ha dato.
Se il più puro sogno d’amore fosse vero
allora, amore, dovremmo essere in paradiso,
invece è solo la terra, mio caro,
dove il vero amore non ci è concesso.

Elizabeth Siddal

Dott. Roberto Cavaliere

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In Amore fermati con chi ti vuole Sfogliare e non Spogliare

“- E allora vai

– Avrò paura?

– Sì

– Poca o tanta?

– Tantissima

– A destra o a sinistra?

– Se puoi non schierarti mai, resta al centro. Del tuo cuore.

– E se arriva il lupo?

– Il lupo arriva, ma anche il gatto, il cane, l’orso, le acciughe, il vento, il sole, la neve. Amore mio, arriverà tutto, non posso ometterti niente.

– E se mi perdo?

– Che ti perdi non è un forse, ma una certezza; quindi quando ti perdi chiedi informazioni

– A chi?

– Ecco, a chi. Se dovesse succedere prima di aver imparato a riconoscere tutte le erbe spontanee, i fiori e gli alberi, aspetta, non chiedere a nessuno, chè poi può succedere che scambi ciliege per bacche velenose. Aspetta, impara i prati i boschi e soprattutto i venti, poi, se ancora sarai perduta, saprai da sola a chi rivolgerti

– Ma il tempo è contato

– No, il tempo è contatto, è toccare tutto, provarci almeno, tutte le parti

– Mi risolverò?

– Non sei un rebus, sei un puzzle senza pezzi mancanti. Imparerai a metterli insieme, dal verso e con lo sguardo giusto

– Promettimelo

– Di più, te lo giuro

– Incontrerò l’amore?

– Te lo auguro, ma attenta a chi ti vuole spogliare, fermati piuttosto da chi ti vuole sfogliare. Chè l’amore, per me, assomiglia molto a qualcuno che ti tiene la fronte mentre tu, vomiti i giorni più duri.

– Allora vado?

– Allora vai.”

Francesca Pachetti – da “La Raccontadina”

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Nelle Relazioni non compaciono le due Metà

“I Greci raccontavano che originariamente l’uomo era sferico e che Zeus per punirlo delle sue malefatte lo aveva spaccato a metà. Le due metà vagano per il mondo e si cercano. La nostalgia le spinge a cercare ancora e ancora, e quando si trovano quella sfera vuole tornare unita. Questa storia ha del vero ma non è sufficiente. Quando le due metà si incontrano di nuovo, hanno vissuto le loro vite fino a quel momento. Non sono uguali a come si erano lasciate. I loro lembi non coincidono più. Hanno difetti, debolezze, ferite. Non basta che si incontrino di nuovo e si riconoscano. Adesso devono anche scegliersi, perché le due metà non combaciano più perfettamente, ma solo l’amore porta ad accettare gli spigoli che non combaciano e solo l’abbraccio li smussa, anche se fa male.”
Alessandro D’Avenia

In questa significativa metafora dello scrittore A. D’Avenia viene riletto in modo realistico il mito delle due metà. Le due metà che si separono subiscono col tempo una trasformazione e non è più possibile che, nel ritrovarsi, possano compaciare. Per cui la perfetta altrà metà nella relazione è impossibile trovarla. L’altra parte va accettata nelle sue imperfezioni e bisogna accettare che l’incastro nella relazione non potrà mai essere perfetto.

Dott. Roberto Cavaliere

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“Tenerlo sulle Spine” non ha senso in Amore ?

Io lo so, lo so che sbaglio.
Sbaglio nel dirti che mi manchi, che ho voglia di fare l’amore con te, che ho voglia di dormire accanto a te, di baciarti tutta la notte.
Sbaglio quando vorrei non chiamarti ma poi alzo la cornetta e lascio squillare. Sbaglio quando non voglio cercarti con un messaggio e poi lo scrivo e magari ci metto anche che ti penso.
Ma non mi riesce di stare zitta.
Mi sforzo, cambio discorso e a volte dico anche cose insensate, ma finisce sempre allo stesso modo: devo dartelo il mio amore, e l’unico modo che conosco sono queste parole.
Il ‘devi tenerlo sulle spine’ per me non ha senso.
Credo che siano proprio le parole che ti sforzi di non dire quelle che vengono fuori prima di tante altre, sei costretta a sputarle, a cacciarle via, a liberartene. Quindi se c’è una cosa che so dire davvero bene è che ti amo, e lo so che sembra banale e uguale tanti altri milioni di ti amo, per questo poi lo farcisco di sicurezze e di gesti, per questo poi te lo ripeto all’infinito, per questo adesso sembro una logorroica romantica del cavolo, per questo non riesco a smettere di scrivere. Sarei capace di usare tutte le parole del mondo pur di rendere bene il concetto che anche se sbaglio, sbaglio bene.

E. Calandrini

Nel sopracitato brano l’autrice sposa la tesi che il “trattenersi in amore” non è possibile, che prima o poi le parole legate ai sentimenti profondi che si provono vengono fuori. Quindi la strategia del “tenere sulle spine” è perdente nel medio e lungo periodo.

Professionalmente sono del parere che dipende dalle situazioni e dalla relazioni, In situazioni e relazioni normali si può essere se stessi fino in fondo nell’esprimere i propri sentimenti attraverso emozioni e parole.

In relazioni malsane o in cui c’è mancanza di reciprocità l’ostinarsi ad esprimere emozioni e parole è inutile ed anche dannoso perchè potrebbe denotare un atteggiamento ossessivo e una mancata volontà di prendere atto del reale stato della relazione.

Dott. Roberto Cavaliere

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Gli “Amori di Plastica”

Carmen Consoli nella canzone “Amori di Plastica” descrive quegli amori dove non esiste, rispetto, reciprocità, attenzione verso la persona amata. Allo stesso tempo il testo della canzone suggerisce la possibile terapia quando afferma ” Ma io non posso accontentarmi Se tutto quello che sai darmi È un amore di plastica “ Anche se nella realtà , talvolta, si ha difficoltà a buttare via un amore di plastica. Invece è necessario andare alla ricerca di amori composti da “materiali” più pregiati.

Non sei per nulla obbligato a comprendermi
Quasi non sento il bisogno d’insistere
E tu che mi offrivi un amore di plastica
Ti sei mai chiesto se onesto era illudermi Ricorda tu sei quello che non c’è
Quando io piango
E tu sei quello che non sa
Quando è il mio compleanno
Quando vago nel buio Ma come posso dare l’anima e riuscire a credere
Che tutto sia più o meno facile
Quando è impossibile
Volevo essere più forte di ogni tua perplessità
Ma io non posso accontentarmi
Se tutto quello che sai darmi
È un amore di plastica E tu sei quel fuoco che stenta ad accendersi
Non hai più scuse eppure sai confondermi Ricorda tu sei quello che non c’è
Quando io piango
E tu sei quello che non sa
Quando è il mio compleanno
Quando vago nel buioMa come posso dare l’anima e riuscire a credere
Che tutto sia più o meno facile quando è impossibile
Volevo essere più forte di ogni tua perplessità
Ma io non posso accontentarmi
Se tutto quello che sai darmi
È un amore di plastica Volevo essere più forte di ogni tua perplessità
Ma io non posso accontentarmi
Se tutto quello che sai darmi
È un amore di plastica Ma io non posso accontentarmi
Se tutto quello che sai darmi
È un amore di plastica

Dott. Roberto Cavaliere

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I colori dell’amore e della sessualità

I colori dell’amore e della sessualità secondo la teoria di Lüscher

I colori corrispondono a frequenze ondulatorie che possono essere misurate esattamente. Pertanto la precisione sensoriale visiva di un colore è misurabile con precisione

Per l’utilizzo dei colori sono necessarie due definizioni altamente diverse.

Il significato oggettivo della percezione cromatica (sensazione percettiva)

L’approccio soggettivo dell’individuo verso il colore (emozione).

Il test dei colori di Max Lüscher è uno strumento paragonabile a un termometro.

La predilezione di un soggetto verso un colore o il suo rifiuto indicano lo stato personale del soggetto stesso, come la febbre registrata dal termometro

Da diversi anni da parte di Max Lüscher e dell’istituto Lüscher sono state condotte numerose ricerche sui quattro colori specifici che consentono di misurare l’esperienza amorosa.

In particolare il rosso- arancio rappresenta l’eccitabilità sessuale

Il rosa salmone indica le fantasie cariche di aspettative

Il viola magenta si riferisce alla risonanza e immedesimazione

Il Blu- viola scuro esprime l’attaccamento e la devozione

Queste ricerche sono state svolte effettuando queste domande:

Che cosa senti quando pensi a una relazione sentimentale a sfondo erotico?

Quale di questi colori corrisponde aa questa sensazione meglio di tutti

Quale di questi colori corrisponde a questa sensazione abbastanza bene?

Quale di questi colori corrisponde a questa sensazione meno di tutti?

Chi crede che una relazione sentimentale susciti in tutte le persone sensazioni identiche o simili rimarrà sbalordito.

Per una persona ed esempio, solo il colore infuocato del rosso- arancio corrisponde alla sensazione che gli suscita una relazione amorosa.

Osservando ad esempio il blu-viola scuro la stessa persona può pensare che non definisce una relazione amorosa di tipo erotico.

La scelta dei colori rimarrà identica fino a quando l’immagine della relazione sentimentale a sfondo erotico non cambia.

Con i 4 colori che definiscono l’esperienza amorosa e i loro significati è possibile descrivere 24 tipogrammi diversi.

Le scelte cromatiche e il tipogramma erotico però non comprendono solamente le sensazioni sessuali, ma anche le emozioni.

Il tipogramma non descrive che cosa fa il soggetto, quali sono le sue abitudini sessuali, ma ciò che prova e che sente nel vivere l’esperienza sessuale.

Il linguaggio dei colori è il linguaggio delle sensazioni e dei sentimenti. Come nella musica ogni semitono ha un effetto diverso chiaramente percebile, allo stesso modo ogni tonalità di colore produce una sensazione diversa esattamente definibile. Come la musica anche il linguaggio dei colori consente una rappresentazione di sensazioni e sentimenti ricca e precisa.

Chi comprende ciò che significa l’esperienza emozionale e come sia determinante un certo comportamento consolidato a livello psicosomatico sa bene che il linguaggio delle parole è snaturante inadeguato. La psicoterapia che lavora utilizzando l’immagine mentale può ottenere grossi risultati.

Per effettuare il test bisogna disporre le quattro categorie cromatiche su uno sfondo chiaro ed effettuare che domande che ho elencato in precedenza.

Grazie della lettura.

Dott.ssa Maria Letizia Rotolo, psicologa-psicoterapeuta

Via B. Cellini 18, 40138 Bologna

Via San Giuliano 13, 40125 Bologna

Centro Medico Santagostino Bologna

 Tel.: 3286852606

Skype: maria.letizia.rotolo

www.marialetiziarotolo.it

Il rapporto uomo donna nella trilogia dell’incomunicabilità di Antonioni

L’evoluzione del rapporto umano e la precarietà dei sentimenti descritta da uno dei più grandi registi italiani

Tra il 1960 e il 1962 il maestro Michelangelo Antonioni dirige quella verrà poi definita la trilogia dell’incomunicabilità composta da “L’Avventura”, “La notte” e “L’Eclisse”. A quasi sessant’anni di distanza possiamo però ancora rintracciare tanti elementi di modernità in queste opere, tra le prime ad affrontare tematiche come l’alienazione e il disagio esistenziale e la critica verso il mondo borghese del post boom economico.

Il cinema riflessivo e esistenzialista del regista mette al centro di queste opere tre storie d’amore che descrivono la difficile comunicazione tra uomo e donna e l’eclissarsi dei loro sentimenti. Tutte e tre le vicende vedono come protagoniste delle relazioni non equilibrate, in crisi, dove è generalmente il partner femminile nella posizione più scomoda e sofferente ma anche di maggiore sensibilità e spessore umano. La figura maschile è invece rappresentata in un’accezione più mediocre, arida, a volte anche cinica, ma soprattutto con lo sguardo rivolto al proprio sé, incapace dunque di provare un reale affetto verso la propria compagna. Non a caso il regista dichiara: “Do sempre molta importanza ai personaggi femminili, poiché credo di conoscere meglio le donne degli uomini. Penso che attraverso la psicologia delle donne si possa filtrare la realtà, Esse sono più istintive, più sincere.”

Ne “L’Avventura”, Anna giovane donna in crisi con il fidanzato Sandro scompare durante una gita alle isole Eolie. Durante la sua ricerca e nei giorni seguenti, Claudia, amica di Anna, e Sandro scoprono di provare un’attrazione reciproca. Nonostante le iniziali ritrosie di Claudia, che vive con il costante senso di colpa nei riguardi dell’amica, alla fine i due passano dall’avventura ad una vera e propria relazione. Ma, la notte stessa della loro prima uscita ufficiale come coppia, Sandro si concede una “distrazione”. Claudia però, nonostante il suo cuore spezzato, perdona l’uomo.

Come le altre figure femminili della trilogia, Claudia si interroga sul proprio sentimento e finisce per venirne travolta, cercando costantemente conferme nell’amato Sandro. Quest’ultimo con la stessa velocità con la quale dimentica la sua iniziale storia con Anna, passa dal dichiarare amore a Claudia al divertirsi con la conquista della serata. Tutto ciò sottolinea l’evolversi verso una precarietà e caducità dei sentimenti che fanno posto a parole e promosse ormai vuote. Come riflette Claudia sul treno, tutto cambia e viene dimenticato in fretta, nulla resta.

Anche ne “La Notte” ritroviamo una coppia formata da Giovanni, scrittore di successo, e la moglie Lidia. La vicenda si svolge tutta all’interno di una giornata in cui i due inizialmente fanno visita ad un amico molto malato in ospedale e poi, alla sera, partecipano ad una festa in una villa di un grande industriale. L’unione della coppia si presenta da subito instabile: Giovanni, interpretato dal grande Mastroianni, è spento e indifferente nei confronti della moglie, la quale a sua volta si rende conto di non riuscire a provare più coinvolgimento per il marito, preferendo la solitudine come conforto. Giovanni, nonostante si accorga della melancolia della compagna, ricerca una fugace distrazione nella giovane Valentina (interpretata dalla magnifica Monica Vitti, qui un ruolo marginale rispetto agli altri due titoli).

Il dialogo dei due nel finale del film rappresenta l’ennesimo e disperato tentativo di recuperare un rapporto ormai alle sue ceneri. Giovanni ammette di non aver investito davvero sé stesso nella relazione, di non essere riuscito a dare e soprattutto a donarsi nel senso profondo della parola, forse perché anch’egli troppo centrato sul proprio ego per riuscire a concepire un reale rapporto a due. L’amore ha però così lasciato spazio al dolore, è diventato un eco lontano e sbiadito, e il rapporto sessuale che ne segue appare ormai vuoto, un disperato tentativo causato solo dal terrore della solitudine e dell’inevitabile confronto con sé stessi che ne seguirebbe.

La trilogia si chiude con “L’Eclisse”, film che inizia con la protagonista Vittoria che termina la relazione con il suo compagno architetto, un addio freddo che lascia nella donna un senso di solitudine e apatia. A seguito di questa rottura Vittoria conosce Piero, un giovane e cinico agente di borsa interpretato da Alain Delon.

Il rapporto dei due, per quanto passionale, si caratterizza per la mancanza di sentimento e di un sincero contatto. Vittoria continua sempre a sentire un senso di estraneità nei confronti di Piero, così lontano e con un approccio molto più materialista nei confronti della vita. La comunicazione tra i due può avvenire soltanto a livello fisico per poi, incapace di creare un legame interiore, dissolversi lasciando solo il vuoto dei loro luoghi, come dimostrano gli ultimi significativi minuti della pellicola in cui le intense inquadrature della città si susseguono come a materializzare un’assenza.

Questa bellissima trilogia di Antonioni ci porta a riflettere sul significato dell’amore e sul suo manifestarsi, inteso quasi come un’illusione sterile che lascia intorno un alone di profonda solitudine. La distanza tra l’uomo e la donna si mostra troppo grande per essere colmata e anche il perdono, simboleggiato dalla mano di Claudia sulla spalla di Sandro nel finale de “L’Avventura”, emerge come una passiva accettazione di una fragilità umana insormontabile.

Dottoressa Miriam Reale

Giornalista e studiosa di cinematografia

per contatti: miriamreale.mr@gmail.com

Una Canzone sulla Distanza ed il Tempo in Amore

La canzone “Distance and Time” di Alicia Keys descrive in maniera significativa le due dimensioni della distanza e del trascorrere del tempo per tutte quelle relazioni che non possono essere vissute nel qui ed ora e vengono vissute nell’attesa. Attesa di un tempo e di una distanza che si accorcino lungo entrambe le dimensioni.

“Sei sempre nei miei pensieri
Tutto quello che faccio è contare i giorni
Dove sei ora?

So che non ti lascerò mai a terra
Non andrò mai via
Vorrei veramente che tu restassi ma cosa possiamo fare?
Tutti giorni in cui sei stato lontano ti ho sognato
E ho anticipato in giorno del tuo ritorno a casa, a casa, a casa

Non importa quanto tu sia lontano

Non importa quanto ci metta
Nel tempo e nello spazio
Io aspetterò.

E se devi camminare per un milione di miglia
Io aspetterò un milione di giorni per vederti sorridere
Tempo e spazio, io ti aspetterò

Tempo e spazio, io ti aspetterò
Prenderai un treno, per venire ad incontrarmi qui dove sono?
Sei già per strada?
Non farò mai nulla che possa ferirti
Non vivrò mai senza di te

Vorrei veramente che tu restassi ma cosa possiamo fare?
Tutti giorni in cui sei stato lontano ti ho sognato
E ho anticipato in giorno del tuo ritorno a casa, a casa, a casa

Non importa quanto tu sia lontano

Non importa quanto ci metta
Nel tempo e nello spazio
Io aspetterò.

E se devi camminare per un milione di miglia
Io aspetterò un milione di giorni per vederti sorridere
Tempo e spazio, io ti aspetterò

Non importa quanto ci metta
Nel tempo e nello spazio
Io aspetterò.

E se devi camminare per un milione di miglia
Io aspetterò un milione di giorni per vederti sorridere
Tempo e spazio, io ti aspetterò

oh oh oh
oh oh oh
oh oh oh

Aspetterò
Aspetterò
Nello spazio e nel tempo
Aspetterò

Sei sempre nei miei pensieri
Tutto quello che faccio è contare i giorni
Dove sei ora?

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

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